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lunedì 16 maggio 2011

Nel collasso degli stock ittici, le dimensioni non contano 13/5/2011 Sloweb


Negli ultimi sessant'anni, le specie piu' piccole pescate a livello commerciale hanno registrato anche il doppio dei collassi delle scorte rispetto ai pesci che occupano un gradino piu' alto della catena alimentare, secondo uno studio pubblicato il 2 maggio scorso sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences.

I pesci di grandi dimensioni sono sensibili alla pesca su scala industriale, e proprio per questo motivo i dirigenti del settore tendono a tutelarne l'esistenza imponendo norme estremamente rigorose. Pesci più piccoli altamente produttivi sono ritenuti essere più resistenti, e vengono, quindi, catturati a un ritmo più sostenuto. Sebbene le scorte di alcune specie di pesci di piccole dimensioni siano crollate – come, per esempio, le sardine del Pacifico negli anni quaranta – pescatori e dirigenti di aziende ittiche hanno, in passato, considerato questi casi come fenomeni isolati, sottolinea lo studio.

«Non ci si era resi conto che tutti questi singoli collassi tra i pesci di piccole dimensioni producono un forte impatto», dice l’ecologo Malin Pinsky, coautore della ricerca «Tutti i pesci, anche quelli piccoli, che ritenevamo avere un'incredibile resistenza, sono, in realtà, vulnerabili al sovrasfruttamento ittico». Pinsky e i suoi colleghi hanno cercato la prova dei collassi delle scorte ittiche in un database, rilevando, a partire dal 1950, la consistenza numerica delle specie di pesce catturate commercialmente nei Paesi industrializzati, e riportando anche i dati concernenti il quantitativo di pesce scaricato nei porti da tutto il mondo. Con loro grande sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che la percentuale dei collassi delle popolazioni di pesci di piccole dimensioni è stata doppia rispetto a quella dei pesci di grandi dimensioni. Allo stesso modo, le specie che occupano gli ultimi anelli della catena alimentare registrano una percentuale di collassi doppia rispetto a quelle che si trovano al vertice. Le specie che sono state pescate in modo più massiccio sono quelle più soggette ad easurimento degli stock.

La pesca è la principale causa del declino della popolazione marina, e l'attività ittica viene regolamentata per ogni singola specie. «Peschiamo maggiormente le specie più produttive e meno le specie meno produttive», sottolinea Pinsky «Da quanto detto, si evince che ogni popolazione ittica ha la stessa probabilità di collassare».

Dalle valutazioni concernenti la consistenza numerica degli stock si evince come i dirigenti delle aziende ittiche già riconoscano i rischi per molte specie di pesci di piccole dimensioni, ma il problema fondamentale è come, e dove, indirizzare gli ulteriori sforzi valutativi, sostiene Simon Jennings, ricercatore e consigliere scientifico del Centre for Environment, Fisheries and Aquaculture Science di Lowestoft, nel Regno Unito. Le limitate risorse per una gestione efficiente delle specie più grandi non dovrebbero necessariamente essere deviate verso le specie di piccole dimensioni.

Luca Bernardini
l.bernardini@slowfood.it

Fonte:
Nature.com

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