Valle Sacchetta Sacchettina

Valle Sacchetta Sacchettina
visitata lo scorso 13 novembre

mercoledì 18 maggio 2011

BUONE PRATICHE Comunismo e pesci a chilometro zero


Stretta tra il megacentro turistico di Lignano Sabbiadoro e le fabbriche dell’entroterra tra cui la famigerata Caffaro di Torviscosa, tra il martello delle speculazioni edilizie favorite dalle locali amministrazioni comunali e l’incudine di un persistente inquinamento chimico tanto da essere riconosciuta come Sito di Interesse Nazionale ai fini della bonifica dei sedimenti, la laguna di Marano tenta di sopravvivere. A provarci sono i nati e residenti dello splendido borgo storico che hanno deciso di mantenere in vita l’antica Comunità composta da tutti gli abitanti nati e residenti nel territorio di Marano che detiene i diritti esclusivi di pesca, caccia e altre attività sulla laguna omonima [circa 9.000 ettari] per diritto consuetudinario di uso civico collettivo.
L’esistenza della Comunità autonoma e indipendente di Marano è riconosciuta fin dal 1420 dalla Repubblica Serenissima, è passata indenne attraverso i governi francesi, austroungarici, del Regno d’Italia e del fascismo [legge 1766 del 1927], oggi però rischia di soccombere per mano della autonoma – ironia della sorte – Regione Friuli Venezia Giulia che con legge ha «sospeso» l’uso civico tradizionale su 700 ettari per favorire concessioni di pesca e di edificazione a privati.
Scherzi della storia a cui però si oppongono i «comunitaristi» della Comunità di Marano [gli abitanti, nati e residenti a Marano], che hanno elaborato un «Piano di gestione per la rinascita della laguna» basato sul principio dell’utilizzo delle risorse endogene del territorio, valorizzando i saperi e le conoscenze maturate dalla comunità, mirato a recuperare redditività alla pesca in laguna avviando la commercializzazione direttamente, anche di specie ittiche oggi non più considerate dal mercato. Quindi, assieme ad alcuni pescatori [quelli che ancora esercitano la pesca professionale tradizionale] e alla Rete di economia solidale del Friuli Venezia Giulia [che raccoglie una ventina di Gruppi di acquisto], hanno dato vita a un ambizioso e straordinario progetto denominato «Pesce a chilometro zero».
Il progetto, frutto di un paziente lavoro di preparazione, è stato presentato lo scorso febbraio nella sala della Vecia Pescaria, così da poter mostrare e assaggiare i prodotti tipici rigorosamente di stagione [gamberetti, latterini, vongole, goatti e cefali, ma poi verrà anche il tempo delle anguille, delle sogliole, delle passere, delle seppie, dei carusoli…] pescati con pratiche tradizionali che tutelano i ritmi e le capacità biologiche della laguna e rispettano anche l’equa distribuzione del lavoro attraverso l’assegnazione per sorteggio delle «seraje», le postazioni delle reti, e cucinati secondo le ricette tradizionali. Un successo.
Risolti alcuni problemi di impianti di refrigerazione, i pescatori potranno liberarsi della intermediazione dei pochi grossisti che monopolizzano il mercato e impongono quantità di pescato sempre maggiore a prezzi sempre meno remunerativi e potranno concordare direttamente quantità, tipologie e prezzi del pescato con i gruppi di acquisto. E’ probabile che alla fine qualche cefalo in meno raggiungerà i mercati di Milano e New York, ma è sicuro che l’ambiente, la società locale, i consumatori ci guadagneranno.
Scrive Nadia Carestiato, studiosa di beni collettivi, che «la concezione della proprietà collettiva e le sue modalità gestionali [sono] basate su meccanismi di controllo e regolamentazione dell’uso delle risorse e di condivisone e partecipazione alle decisioni di tutta la comunità relative al futuro del
proprio territorio».
Viene in mente Slavoj Žižek: «Quanto all’idea di comunismo, andrebbe ridefinita come azione collettiva per proteggere il comune, cioè tutti quegli ambienti che dovrebbero essere esentati dalla logica del mercato: cibo, cultura, scienza, educazione, biogenetica…».
Per saperne di più sulla Comunità di Marano, sul popolo dei beni collettivi le proprietà collettive in provincia di Udine sono leggibili queste pagine web, oltre a www.friuli.net.
da http://www.carta.org/

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