Valle Sacchetta Sacchettina

Valle Sacchetta Sacchettina
visitata lo scorso 13 novembre

martedì 31 maggio 2011

Che pesce mangiamo? Nuove tecnologie contro le frodi

di MONICA RUBINO  da Kataweb.it
La Commissione europea pubblica un rapporto sulle nuove tecnologie molecolari, basate sulla genetica, che possono contribuire alla lotta contro le pratiche illegali e rafforzare la tracciabilità anche dei prodotti trasformati, come il pesce in scatola. E intanto i prezzi troppo alti del pesce fresco frenano i consumi
GRAFICO Una fronde in 5 tappe TABELLA Le truffe più comuni
Tagli di pesce lupo di poco valore venduti come costosi filetti di sogliola, pesce pangasio del sudest asiatico spacciato per ricciola, oppure merluzzo pescato nel mare del Nord che viene fatto passare per più pregiato merluzzo del mar Baltico: ecco alcuni tra gli esempi più comuni di frode nel settore della pesca (GUARDA LA TABELLA). Un rapporto della Commissione europea appena pubblicato segnala come le tecnologie molecolari, basate sulla genetica, la genomica, la chimica e la medicina legale, possano dare risposte precise a domande come: "da che specie di pesce viene questo prodotto, dove è stato pescato, è di allevamento o no?". La relazione del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione, dal titolo "Lotta alle attivita' illegali nel settore della pesca" ('Deterring illegal activities in the fisheries sector') spiega in che modo queste tecnologie possono contribuire alla lotta contro le pratiche illegali e rafforzare la tracciabilità - anche per i prodotti trasformati come il pesce in scatola - "dal mare alla tavola".

Le frodi più comuni. Quello ittico è tra i settori alimentari a maggior rischio di truffa. Nell'ultimo anno i sequestri più consistenti sono avvenuti soprattutto in Campania, Puglia e Marche: ben 6.677 i controlli svolti dai Nas, 160 le tonnellate di prodotti ittici sequestrati, 588 i reati e gli illeciti amministrativi scoperti, pari a quasi 700 mila euro di sanzioni.
Due delle tecniche fraudolente più diffuse nel settore della pesca sono l'indicazione, in etichetta, di un nome falso della specie di pesce o del prodotto della pesca venduto oppure la dichiarazione di una falsa origine geografica. Per non parlare poi del processo di rigenerazione del pesce scaduto che viene venduto come fresco: per eliminare la puzza,  si lava con acqua, sale e aceto. Spesso si asportano, o addirittura vengono colorate, le branchie. E se gli occhi appaiono “offuscati” si sostituiscono direttamente. GUARDA IL GRAFICO

Secondo il regolamento Ue n. 104\2000 le etichette devono contenere tre requisiti fondamentali: la denominazione commerciale della specie, l'area di pesca e il metodo di produzione (con le diciture “pescato”, “prodotto dalla pesca in acque dolci” oppure “allevato). Una recente indagine del Movimento difesa del cittadino svolta in 157 banchi vendita in 10 mercati rionali di altrettante regioni italiane ha messo in evidenza che solo il 26% di questi presentava correttamente le informazioni al consumatore. E' importante anche sapere se il prodotto che stiamo comprando è fresco o decongelato, altrimenti possiamo commettere l’errore di ri-congelarlo di nuovo. 

Le tecniche molecolari. La relazione del Ccr descrive in che modo le metodiche molecolari, come quelle basate sulla tecnologia del Dna, permettano di identificare le specie anche nei prodotti trasformati, senza bisogno di conoscenze specialistiche. Le tecnologie molecolari costituiscono perciò "un potente strumento di controllo indipendente e possono essere utilizzate nel processo di verifica, in particolare durante il cosiddetto esame fisico di una partita, di un prodotto, di un container o di un magazzino". Tra le misure concrete proposte dall'Ue anche quella di dare accesso ai laboratori di analisi degli stati membri ad archivi comuni di dati di riferimento e ad altre conoscenze utili per l'analisi dei pesci e dei prodotti della pesca. 

I consumi di pesce. Il caro prezzi spinge gli italiani a mangiare meno pesce e a rinunciare soprattutto a quello  fresco. E' quanto emerge da uno studio Ismea ((Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) diffuso al Slow  Fish 2011 di Genova, secondo il quale gli acquisti domestici nel 2010 hanno segnato, nel segmento del fresco, una contrazione del 5,7% su base annua, in risposta a un aumento dei prezzi di oltre il 4%. Oltre al pesce fresco, penalizzato anche il congelato sfuso, mentre la classifica delle specie più acquistate vede in testa i mitili, seguiti da orate, alici, spigole e vongole. Sempre lo scorso anno le importazioni di prodotti ittici sono cresciute del 2,5% in volume e del 10,8% in valore, per un quantitativo che ha sfiorato i tre quarti del fabbisogno nazionale. "In generale - spiega l'Ismea - con la sola eccezione del decongelato, il giudizio dei consumatori sugli aspetti salutistici dei prodotti ittici è sempre positivo, anche in considerazione della digeribilità e della leggerezza. Ma è evidente che alle preferenze espresse dai consumatori corrisponda, nei fatti, un diverso comportamento di acquisto, condizionato nel momento della scelta soprattutto dal fattore prezzo".                                                          (30 Maggio 2011)

Nessun commento:

Posta un commento