Valle Sacchetta Sacchettina

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giovedì 10 marzo 2011

da slowfish.it

Stop alla pesca accidentale, la riforma della politica della pesca Ue

07/03/2011
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La Commissione Europea vuole mettere fine all’inutile spreco di pesci catturati accidentalmente e ributtati in mare, solitamente morti. Il piano proposto dalla Commissaria Europea agli Affari marittimi e Pesca, Maria Damanaki, ha ricevuto il sostegno di numerosi Paesi, tra cui Francia e Regno Unito. Sebbene i movimenti ambientalisti esultino, i rappresentanti dei pescatori hanno denunciato la misura “tirannica”, temendo possa compromettere la loro attività.

«La pesca accidentale e il conseguente gettare i pesci che non interessano il mercato rappresenta un inutile spreco di risorse naturali», ha commentato Damanaki. «Ho intenzione di implementare anche altre misure per combattere il declino degli stock ittici», ha concluso la Commissaria, che sarà presente a Slow Fish, la manifestazione di Slow Food per la pesca sostenibile, a Genova dal 27 al 30 maggio. (http://www.slowfish.it/)

I pescatori sono obbligati a ributtare in mare parte del pescato per rispettare le quote pesca, che impongono di riportare a riva solo una certa quantità di prodotto. Il risultato è che in alcune aree due terzi del pescato veine ributtato in mare, morto.

Ci sono diverse alternative al sistema delle quote pesca, tra cui modificare le tecniche, promuovere le specie meno conosciute e adattare il sistema delle quote alle specie pescate, non solamente al peso. Stando al piano proposto dalla Commissaria, le riforme verranno distribuite su diversi anni, per permettere alle industrie ittiche di adattarsi.
«Abbiamo provato le misure alternative di cui parla Maria Damanaki, e funzionano; potrebbero davvero ridurre drasticamente il problema dell’abbandono», ha commentato Richard Benyon, Ministro della Pesca inglese.

Sebbene mettere al bando questa pratica sia benefico dal punto di vista ambientale e della sicurezza alimentare, è necessario garantire che i pescatori ottengano la giusta ricompensa, senza stimolare pratiche illegali o dannose per l’ecosistema.

John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace in Inghilterra ha sottolineato come sia «cruciale che non si cerchi di risolvere il problema dell’abbandono solo incrementando le quote, ma usando tecniche più sostenibili».

Fonte: The Guardian

Alessia Pautasso
a.pautasso@slowfood.it

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