Valle Sacchetta Sacchettina

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lunedì 11 aprile 2011

da eurosalus.com

Acqua radioattiva nell'Oceano e catena alimentarePDFStampaE-mail
DI ATTILIO SPECIANI   
sea-fish.jpgInsieme a notizie apprentemente tranquillizzanti, come la chiusura della rottura nel reattore 2, che per quasi un mese ha tenuto scoperte barre di combustibile in fusione nucleare, ci si interroga sul significato della immissione nell'Oceano Pacifico di quantità eneormi di acqua radioattiva e delle sue conseguenze sulla catena alimentare.
Abbiamo detto che saranno necessari controlli attenti, nel corso delle prossime settimane, mesi ed anni, su molte derrate alimentari, ma colpisce oggi la minimizzazione fatta dal governo giapponese in virtù della vastità dell'Oceano Pacifico. In pratica ci viene detto che siccome il Pacifico è grande, la quantità di radioattività si disperderà su tutto il mondo con pochi danni diretti.
Ora, se è vero che il rischio tumorale si riduce nel momento in cui cala la concentrazione delle sostanze radioattive nell'ambiente, è vero che il rischio radiologico non ha una soglia minima. Significa che anche una minima esposizione radioattiva può determinare un danno al DNA e facilitare il futuro sviluppo di forme tumorali.
In questo momento possiamo fare riferimento ad una tabella importante proposta dal New York Times in cui si evidenzia la graduale riduzione del rischio alimentare allontanandosi progressivamente dall'impianto di Fukushima.
Di certo però notizie come quelle riportate dal Corriere della Sera il 5 aprile, relative ai livelli di Iodio radioattivo rintracciati nell'acqua dell'Oceano non aiutano a stare tranquilli.
Noi di Eurosalus, anche con i precedenti articoli sulla radioattività presente negli alimenti abbiamo promesso di seguire strettamente l'evoluzione su questi temi per fornire le giuste indicazioni ai cittadini nel momento giusto. Per ora non esiste un problema diretto (anche perché l'Italia non importa vere quantità di pesce dal Giappone) ma già in breve si porrà un problema per le alghe provenienti da quelle zone.
Di certo l'immissione di queste quantità in mare porta all'inizio di una continua progressiva concentrazione di alcuni elementi radioattivi nella catena alimentare che suggeriscono comunque, al di là della lontananaza una protezione antiossidativa efficace nel lungo termine. 
 

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