Raccolta firme di Fishfight.net

La storia dei pesci scartati post-mortem non è nuova, e i tempi sono maturi per mettere fine a questo scempio. La stessa Commissaria europea Maria Damanaki aveva indicato il tema degli scarti come un elemento chiave nella riforma della Politica europea della pesca, in una riunione a ciò appositamente dedicata lo scorso il 1° marzo. Già nel 2004 la FAO aveva stimato che almeno 7,3 milioni di tonnellate di pesce, vale a dire l’8% del totale delle catture, venissero scartate. Ma in Europa i dati sono assai peggiori e raggiungono il 50-70%, rispettivamente, nei casi delle “whitefish fisheries” e delle “flatfish fisheries”. Attività di pesca sul fondo, finalizzate alla cattura di esemplari caratteristici dell’Atlantico (come i merluzzi di varie specie, naselli, etc.) o di specie da sabbia (platesse, sogliole, rombi, halibut).
Secondo gli organizzatori si tratta di uno spreco insensato, che provoca grave danno all’eco-sistema marino e alla bio-diversità. I nomi dei sostenitori della campagna saranno aggiunti a una lettera (vedi documento allegato) da inviare al Commissario Maria Damanaki, ai membri del gruppo di riforma della Politica Comune della Pesca (“Common Fisheries Policy Reform Group”) e a tutti i membri del Parlamento Europeo.

La soluzione è quella di proibire lo scarto dei pesci di minor interesse economico, sia pure con un approccio graduale. Anche i consumatori dovranno fare la loro parte, dedicando maggiore attenzione alle specie meno note e perciò anche più economiche, altrettanto saporite e salutari. da ilfattoalimentare.it
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