Valle Sacchetta Sacchettina

Valle Sacchetta Sacchettina
visitata lo scorso 13 novembre

giovedì 30 giugno 2011

http://www.ansa.it/mare/notizie/rubriche/ambienteepesca/2011/06/29/visualizza_new.html_811064420.html

fermo pesca fino a 45 giorni in manovra approvata

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/gli-assassini-del-mare/132761/

mercoledì 22 giugno 2011

ESTINZIONE ITTICA di Luca Mercalli

L'allarme lanciato dagli scienziati di State of Ocean. Le specie marine vanno verso un'estinzione di massa. E' l'ennesima spia rossa che ci segnala i malesseri del pianeta

ESTINZIONE ITTICA
Luca Mercalli
Nei giorni scorsi l'International program of the state of the ocean ha reso pubblico un rapportoche denuncia l'impoverimento ittico degli oceani. Un allarme lanciato già qualche anno fa. Abbiamo sentito Luca Mercalli, climatologo e autore di Prepariamoci. 

Si tratta di uno dei tanti allarmi che periodicamente vengono diffusi ma non è niente di nuovo, nel senso che ormai da anni si parla dello stato degli oceani, che è un indicatore importante dei disequilibri che stiamo introducendo sia per il sovrasfruttamento delle risorse ittiche sia per l'inquinamento, sia per i cambiamenti climatici. In questo caso le precisazioni sono state diramate riguardo all'acidificazione degli oceani che avviene a causa dell'aumento di anidride carbonica nell'atmosfera, la stessa causa che provoca l'incremento dell'effetto serra. Siccome una parte di questa anidride carbonica si discioglie nelle acque oceaniche e ne aumenta l'acidità, questo mette a rischio una gran parte di organismi oceanici, per esempio il microplanton, tutti quegli organismi che hanno degli scheletri minerali. Siccome si studiano anche le estinzioni del passato, si è visto che una delle grandi cause delle estinzioni di massa del passato geologico è stata proprio attribuibile all'aumento dell'acidità delle acque oceaniche, quindi noi stiamo riproducendo le condizioni ora per l'estinzione. 
Anche i tassi di estinzione che vengono oggi misurati rispetto a quelli remoti, a quelli storici che sono stati studiati attraverso i fossili, ci danno un'indicazione molto drammatica perché il tasso di estinzione di specie oggi è da 10 a 100 volte se non anche di più superiore a quello registrato nei periodi storici. Quindi direi si aggiungono tante altre spie rosse che si stanno accendendo in tanti siti della nostra terra, nei confronti del nostro uso dell'ambiente e delle risorse planetarie. 

Ma cos'è lo spopolamento ittico?

Spopolamento ittico vuole dire semplicemente che oggi si pesca con i muscoli del gasolio e non più con quelli dell'uomo. Una volta quando si pescava, il limite era dato dalle capacità proprio fisiche delle imbarcazioni in genere a vela e della forza fisica delle persone. Oggi, invece, un grande peschereccio tecnologico con un paio di persone permette di percorrere enormi superfici oceaniche con reti gigantesche, ma il lavoro lo fanno le macchine, non lo fanno più gli uomini. Basta premere pochi pulsanti e tutta l'attività viene fatta in maniera automatizzata. Questo significa che la depredazione dei banchi ittici è andata crescendo negli ultimi decenni in modo esponenziale e vi sono alcune zone oceaniche che sono state così battute dalla pesca industriale che i banchi di pesce pregiato non hanno più avuto la possibilità di riprodursi e quindi ne vediamo drasticamente calare la loro presenza. Questo ha un riflesso sia sul sistema, anche se è il riflesso più difficile da quantificare perché la complessità degli oceani la si sta studiando in questi anni e si conosce ancora poco, e dall'altro lato ha un riflesso immediato da un punto di vista economico e alimentare, semplicemente c'è meno pesce da mangiare! 

L'unico responsabile di tutto questo è l'uomo. Cosa possiamo fare?

Questa è una bella domanda perché direi che ciò che dobbiamo fare è renderci conto che viviamo in un pianeta dalle risorse limitate e quando si sta in un luogo dalle risorse limitate bisogna imparare a usarlo in modo intelligente. Non è che abbia un approccio protezionista a oltranza per dire: dobbiamo lasciare la natura così com'è e stare a guardare, è ovvio che l'uomo è una specie delle tante che c'è sul pianeta che per vivere, prosperare e fare la propria attività ha bisogno di risorse e le preleva dall'ambiente, incluso quello che prendiamo dal mare, i pesci per nutrirci. L'abbiamo sempre fatto nella nostra lunga evoluzione. Però il problema è che non bisogna uscire da certi limiti, se si superano i limiti inizia una catena di conseguenze che poi si ritorcono contro di noi, quindi oggi bisogna prendere coscienza che la terra ha dei limiti, inclusa l'espansione della specie umana. Oggi siamo 7 miliardi, forse c'è da prendere in mano anche questo problema se abbia un senso continuare in questa folle espansione del numero degli abitanti sul pianeta e da questo punto di vista una volta che si è preso coscienza dei limiti si può vivere bene e in armonia all'interno di questi vincoli. Però bisogna prendere delle decisioni importanti a livello planetario, devono essere accordi internazionali e deve essere soprattutto una visione di futuro condivisa. Se non lo faremo, tutti questi problemi piano, piano interagiranno negativamente con la nostra qualità della vita e faremo le spese in vari ambiti, non solo con il pesce, le foreste sono un altro problema molto simile, l'energia, lo sfruttamento delle risorse energetiche, sappiamo tutti che il petrolio e il carbone non sono infiniti, il gas pure, dall'altro lato c'è il problema del cambiamento climatico come conseguenza dell'inquinamento derivante dalla combustione dei materiali fossili. I minerali non sono infiniti, per quanto si riciclino se ne perde sempre una parte e alcuni non sono riciclabili, insomma di fatto ci accorgiamo che la spia rossa della riserva comincia a lampeggiare insistentemente! 
Ora di tutti questi problemi purtroppo si continua a parlare senza che vengano prese delle azioni consapevoli e efficaci. Circa un mese fa 18 premi Nobel si sono riuniti a Stoccolma e hanno scritto un appello all'umanità richiamando la necessità di avere un'attività economica rispettosa dei limiti ambientali, ricorrere all'efficienza energetica, l'uso delle energie rinnovabili, si chiama questo documento "Il Memorandum di Stoccolma" (scarica il Pdf)". Ma nessuno ne ha parlato sui giornali. da cadoinpiedi.it

martedì 21 giugno 2011

Il progetto Fish Scale per riscoprire le specie ittiche dimenticate

All’Antica Biblioteca Valle di Roma il “martedì pesce… ritrovato”:
cene con menu sostenibili per la salvaguardia degli ecosistemi marini

A partire da oggi, tutti i martedì al Ristorante Antica Biblioteca Valle di Roma saranno dedicati alle specie ittiche dimenticate con menu sostenibili, ideati nel rispetto degli ecosistemi marini. Un evento gastronomico, realizzato grazie al progetto Fish Scale, che si ripeterà ogni settimana per incrementare il consumo di pesci poco noti, spesso dimenticati dal mercato, ma non per questo di minor gusto.

A fronte di 700 specie marine commestibili sui banchi delle pescherie e sulle tavole delle case arrivano, infatti, solo una trentina di varietà ittiche, ma ciò non significa che altre specie non vengano pescate. Al contrario, molti di questi pesci risultano comunemente catalogati dagli operatori come "catture accessorie" da rigettare in mare. Così mentre il 35% delle risorse ittiche è attualmente sovra pescato, a causa di mode culturali o alimentari ormai consolidate, noi consumiamo solo il 10% delle specie ittiche esistenti. Un quarto del pesce pescato, circa 27 milioni di tonnellate, quindi, viene preso accidentalmente e rigettato in mare ormai morto, semplicemente perché sconosciuto al mercato dei consumatori e quindi privo di valore commerciale.

E’ per questo che il progetto Fish Scale, realizzato dall’Acquario di Genova, Legambiente, Lega Pesca, ACGI Agrital, Softeco Sismat e Coop Liguria, con il supporto della Commissione europea attraverso lo Strumento finanziario Life + ed il sostegno della Regione Liguria, ha deciso di attivare un ciclo virtuoso che favorisca la distribuzione sul mercato delle specie ittiche minori, ne promuova la domanda e il valore commerciale, rendendone remunerativa la cattura per i pescatori e la commercializzazione per gli operatori del settore. Un’opera di sensibilizzazione, quella intrapresa da Fish Scale, che si concretizzerà in varie attività, tra cui i menu sostenibili del Ristorante Antica Biblioteca Valle di Roma, dove uno chef ogni martedì sera proporrà e spiegherà le ricette a base di specie ittiche minori.

“Attraverso il progetto Fish Scale - dichiara Sebastiano Venneri, Vice Presidente e Responsabile Mare di Legambiente - vogliamo favorire l’aumento delle quantità disponibili per la piccola e grande distribuzione e la ristorazione di queste specie ittiche dimenticate, contribuendo così a ridurre gli scarti di pesca, diminuire lo sfruttamento delle specie oggi più consumate e tutelare la biodiversità marina”.
Per Ettore Ianì, Presidente di Lega Pesca “ E’ fondamentale sensibilizzare non solo i produttori ma anche e soprattutto i consumatori e la piccola e grande distribuzione al consumo delle specie meno conosciute, che abbondano nei nostri mari e che non hanno nulla da invidiare al pesce cosiddetto pregiato in termini di sapore, gusto e proprietà nutrizionali. Specie fortemente legate ai territori, la cui valorizzazione può dare un contributo alle economie costiere,  soprattutto se si riuscirà a fare rete con il turismo, l’enogastronomia, la ristorazione e gli altri attori dello sviluppo locale”
Per  Ivo Bitetti – direttore dell’Antica Biblioteca Valle “Queste specie, un tempo molto usate lungo le coste italiane, sono ormai poco note soprattutto a causa dell’omologazione dei gusti. Il mercato predilige, infatti, pesci dal sapore poco marcato, facilissimi da pulire e da preparare, ma attraverso ricette della tradizione, anche rivisitate, è possibile scoprire sapori unici con poca spesa”.

Per informazioni: http://www.fishscale.eu/


venerdì 17 giugno 2011

Ue richiama l’Italia: “Non applicate direttive

 La Commissione europea ha inviato diverse lettere di messa in mora, un atto che precede il deferimento alla Corte europea di Giustizia. L'Italia avrebbe dovuto tradurre da mesi, e in un caso da anni, alcune normative comunitarie in leggi nazionali. Ma non si è mai adeguata
L’Italia non ascolta le indicazioni di Bruxelles e la Commissione europea la richiama. Diverse lettere formali di messa in mora – che precedono il deferimento alla Corte europea di Giustizia – sono state inviate dal commissario Ue Viviane Reding per la mancata applicazione di normative comunitarie riguardo all’inquinamento marino e al trattamento degli autoveicoli destinati alla rottamazione.

Prima nel 2008 e poi l’anno dopo, la Ue ha stabilito che certi tipi di reati ambientali “siano puniti in modo efficace, proporzionato e dissuasivo”. Ma l’Italia, lamentano dalla Commissione, non fa abbastanza al riguardo. L’organismo europeo aveva previsto in una prima direttiva sanzioni penali per diversi crimini contro l’ambeinte, tra cui l’inquinamento dei mari, il trasporto marittimo di rifiuti illegali o il traffico di specie a rischio. Aggiungendo nel 2009 severe sanzioni contro lo scarico illegale di sostanze inquinanti da parte di imbarcazioni. La scadenza per gli Stati membri per tradurre le direttive in leggi nazionali scadeva a fine 2010. Ma l’Italia, insieme ad altri Paesi Ue, non le ha mai recepite.

Allo stesso modo, la Ue ha richiamato il Paese per il mancato adeguamento alle norme europee che fissano precise disposizioni in materia di raccolta, trattamento e riciclaggio degli autoveicoli destinati alla rottamazione. Soprattutto per quanto riguarda i loro componenti, anche quando si tratta di riparazioni: secondo la Commissione, al momento per la legislazione italiana chi effettua riparazioni è solo invitato a “consegnare” i pezzi sostituiti e non obbligato a farlo. Nel 2007, la Corte di giustizia del Lussemburgo aveva già emesso una sentenza ordinando alle autorità romane di mettersi in regola. Ma niente è cambiato e adesso è arrivato il richiamo della Commissione.

“Nonostante l’introduzione di alcuni interventi legislativi – si osserva in una nota inviata da Bruxelles – secondo la Commissione la situazione in Italia resta non conforme al diritto Ue”. Così come altri Stati ritardatari. Che adesso hanno due mesi di tempo per adeguarsi alle nuove misure. In caso contrario, la Ue chiederà alle autorità – tra cui quelle italiane – di risponderne davanti ai giudici della Corte di Giustizia europea.  da ilfattoquotidiano.it

mercoledì 15 giugno 2011

Valli vente, tesoro da riscoprire

IL PESCE DI VALLE E LO STRAORDINARIO AMBIENTE IN CUI VIENE ALLEVATO

Il pesce di valle e lo straordinario ambiente in cui viene allevato
Una campagna informativa per valorizzare i prodotti e far conoscere le preziose risorse del territorio con iniziative gastronomiche, turistiche e d’intrattenimento
09-06-2011 | Gli antichi romani le chiamavano “piscinae neptuniae”, mentre il termine “valle” compare per la prima volta, con la dizione clausura valium, in un documento nel XV secolo. Stiamo parlando delle “valli da pesca” un ampio territorio della Laguna di Venezia dedicato all’allevamento del pesce (orate, cefali, branzini, anguille, ecc.), ma anche all’attività venatoria e all’osservazione naturalistica. Le citazioni storiche sono testimonianza di una “arte” (prima ancora che una tecnica) di allevamento del pesce che affonda le sue origini nei secoli ed è valore unico delle nostre lagune. Un valore di storia e di natura, basti pensare alla ricchezza di uccelli che vi sostano nelle migrazioni o vi nidificano. Ma anche e soprattutto un valore di qualità delle produzioni: è accertato ad esempio che il pesce di valle ha un contenuto in grassi decisamente più basso di quello proveniente da altri allevamenti. Se questa arte, se questa tradizione, se questa capacità di produrre pesce in maniera estensiva (cioè con il minimo impatto ambientale) potrà continuare nel tempo, va cercata una prospettiva che possa far superare la crisi di cui oggi soffre; un pericolo per l’ambiente e per l’economia e la vita delle persone che vi lavorano. La concorrenza con il pesce allevato con metodi intensivi in altri Paesi mediterranei (Grecia, Turchia e Spagna) e la predazione di uccelli come il Cormorano sono due delle maggiori minacce. Come invertire la tendenza ? Una parola, pur non risolutiva, è “valorizzazione” che vuol dire far conoscere le qualità del pesce di valle ai rivenditori e ai ristoratori creando tra produttori e consumatori quella che oggi si chiama “filiera corta”, l’unico modo per dare valore a un prodotto di nicchia. Per questo è importante far conoscere l’ambiente unico in cui il pesce viene allevato, puntando sull’interesse che i cittadini oggi hanno nel visitare il territorio rurale in forme di turismo naturalistico, gastronomico, o come si dice oggi “slow”. In questa direzione si muove la “Campagna di promozione della vallicoltura e della qualità dei prodotti delle valli venete” che Veneto Agricoltura sta conducendo con il contributo del Fondo Europeo per la Pesca. Il progetto si svolge nel territorio di Campagna Lupia (Ve), il comune del veneziano con la maggior parte del territorio interessato dalle aree lagunari. Diverse le iniziative in programma tra cui uno sportello informativo “Punto Laguna” nella frazione di Lova aperto tutte le domeniche fino al 17 luglio. Da qui l’escursionista e il turista potrà avere informazioni sul territorio attraverso semplici pubblicazioni e video e partecipare a iniziative organizzate per l’occasione: escursioni nelle valli in bicicletta, in barca o a piedi, visite all’oasi naturalistica del Wwf “Valle Averto”, degustazioni gastronomiche a base di pesce di valle, serate culturali, ecc. Sono in programma anche serate dedicate alla presentazione dell’ambiente e del pesce di valle a particolari categorie professionali (ristoratori, dietisti, responsabili acquisti, tecnologi alimentari, ecc.) che possono essere volano di una riscoperta del pesce di valle. Maggiori informazioni: www.vallidapesca.turismoruraleveneto.it

venerdì 3 giugno 2011

Delfini e tonni in Adriatico, promosso il mare Veneto

Esami Arpav confermano qualita' acque in vista stagione estiva

02 giugno, 17:18
Da piazza dell'Unita' d'Italia si guarda l'Adriatico Da piazza dell'Unita' d'Italia si guarda l'Adriatico
(ANSA) - VENEZIA, 2 GIU - Le spiagge venete hanno superato a pieni voti l'esame di qualita' e si apprestano ad affrontare la stagione estiva con grandi auspici.

Per gli ospiti dei 150 chilometri di spiagge venete si annunciano, infatti, vacanze a mare blu al 100 per cento. Acqua splendida, insomma, rilevata in tutti i 93 punti di controllo sul mare Adriatico analizzati dall'Arpav in collaborazione con le Capitanerie di Porto - Guardia Costiera della Direzione Marittima del Veneto.

L'Arpav ha inoltre confermato bandiere blu per il lago di Santa Croce e per quello del Mis per la provincia di Belluno e per il lago di Lago e per quello di Santa Maria nella provincia di Treviso.

''Risultati ottimi, che si aggiungono a quelli gia' riscontrati una settimana fa sul Lago di Garda - ha sottolineato l'assessore al Turismo del Veneto Marino Finozzi - e che aprono la prospettiva di un superamento quest'anno del record storico di presenze turistiche, quasi 62 milioni, registrato prima della crisi nella nostra regione, la piu' sviluppata per quanto riguarda l'economia e l'offerta di ospitalita'''.

''Se poi qualcuno fosse scettico sulle bandiere blu - ha aggiunto Finozzi - penso si debba almeno credere ai delfini, dei quali e' stata rilevata la presenza nelle acque adriatiche non lontane dalla costa veneta''.

La recente campagna oceanografica denominata ha rilevato infatti dati coerenti con le condizioni meteo climatiche del periodo e non ha segnalato fenomeni particolari come ipossie degli strati piu' profondi o presenza di mucillagini superficiali o in colonna, mentre sono stati osservati un paio di tonni in caccia ed esemplari di delfini.(ANSA).